mercoledì 10 febbraio 2010

D.B.: dirlo o non dirlo?

Questo è un argomento molto scottante e molto vivo in Italia: dire o non dire ad amici, conoscenti, datori di lavoro che si soffre di D.B.?

Qualche anno fa avrei detto "Sì", senza dubbio, duri e puri.
Anche complice la lettura di parecchi libri di autori americani....ma l'America fa storia a sé nel D.B: ne soffrono 5 milioni di persone, è molto studiato, molto capito, diciamo che fa quasi "Curriculum", soffrire di D.B.! Una chance, uno skill in più, per dirla all'americana.

Gli esempi non mancavano: Jay Jamison, nel suo libro "Una mente inquieta", narra di quando, arrivata in un nuovo ospedale, lei, medico, si pose il problema se dirlo o non dirlo al suo primario. Alla fine, seppure molto titubante, scelse per il sì. Quando, palesemente nervosa, lo disse al primario, lui rispose: "Dovessi licenziare tutti i colleghi che soffrono di D.B., non mi resterebbe quasi nessuno!".

Julie Fast, l'autrice delle Health cards e autrice del blog bipolar happens, sul suo essere bipolare ha costruito la sua vita e la sua fortuna: libri su come gestirlo, come maneggiarlo, come vivere bene con, trasmissioni radio, programmi televisivi, etc. Non con lo sguardo medico ma con lo sguardo del paziente, un paziente che non tollerava i farmaci e che si è dovuto ingegnare per sopravvivere.

In Italia? Altro mondo. In Italia consiglio caldamente di NON dirlo.

Potreste trovarmi di fronte, comunque, ad una o più delle seguenti alternative (a me ne sono capitate parecchie).

- la più diffusa è una ignoranza colossale su cosa sia il D.B. Anche quando si ha un vago sospetto di cosa potrebbe essere, viene assimilato alla schizofrenia, ai disturbi di personalità, allo sdoppiamento di personalità. Comunque ad una malattia mentale grave che fa di voi essere imprevedibili ed incontrollabili.

- stigma sociale. Figlio, tra le altre cose, dell'ignoranza, ma non solo. Ricordate? Malati mentali gravi cronici incontrollabili imprevedibili ingestibili: come potete essere buoni collaboratori, buoni amici, buoni fidanzati? A questo si somma la paura: la malattia mentale è ritenuta qualcosa che capita "ad altri", mai a noi stessi, qualcosa da sfuggire...finché non capita anche a te!

- battute sull'assunzione di farmaci. Come ci fosse qualcosa di divertente! Ma anche lì, se non ci sei passato serve una grande capacità empatica, cosa che pochi hanno e ancor meno vogliono sviluppare, per capire cosa significhi.

- capi che sbolognano alla prima occasione utile. Sempre figli del punto 1 e 2. E pazienza se una certa maggior energia ipomaniacale fino a due giorni prima era stata utile, molto utile, da sfruttare.

- amici che scompaiono, fidanzati idem. Come sopra.

E questo è solo quanto è successo a me. Chissà quante ne sono successe a voi.

Io non mi vergogno assolutamente di soffrire di D.B., e sono molto fiera di me stessa. Di come l'ho gestito, di come ho cercato di ricostruire me stessa, di tutto. La malattia mi ha portato a fare una strada e l'ho percorsa, e oggi vedo i cosiddetti "normali" con molti, molti più problemi di me: vite meno soddisfacenti, relazioni catastrofiche, rassegnazione...lasciamo perdere.

Non sono però più disposta a pagare prezzi inutili. E quindi dico: NON ditelo.