venerdì 30 ottobre 2009

GRAZIE DISTURBO BIPOLARE!!!!

No, non sono impazzita del tutto...né ho una crisi psicotica.

Il mio grazie deriva da altre ragioni. Ovvero: spesso parlo con amiche mie, più o meno mie coetanee, dei problemi sentimentali che incontriamo. Soprattutto sentimentali, ma ovviamente anche esistenziali e lavorativi.

La risultante ogni tanto è sconfortante. Noi donne non abbiamo ancora raggiunto una solida autostima, quell'autostima che gli uomini sembrano possedere di default, un benefit cromosomico, e ci ritroviamo ancora a soffrire per gli uomini, a non considerarci "abbastanza" per tante cose, per avere successo, per avere un uomo che ci ami davvero, per prenderci tempo per noi stesse.

Ci ritroviamo a dannarci da mattina a sera dietro lavoro, marito, figli. I sogni stazionano blandamente nel cassetto. Siamo stanche, stanche e frustrate. Ci chiediamo sempre cosa NON vada bene in noi, e ci dimentichiamo, o soprassediamo, su tutte le TANTE cose che vanno.
Perdiamo tempo, anni di vita dietro uomini che ci danno solo le briciole del loro tempo....perché?

E ora. Ho usato il plurale maiestatis perché questi sono stati anche i MIEI problemi per anni.
Quanta sofferenza, quante lacrime, quante poesie tristi!

Ma ora me li sono lasciati, in gran parte alle spalle. E devo ringraziare il disturbo bipolare. Che, ad un certo punto, mi ha messo oggettivamente davanti ad una alternativa: vuoi stare bene o vuoi stare male? vuoi una vita normale o vuoi entrare e uscire dai reparti psichiatrici? vuoi la serenità o le vette di dolore (tante!!!) e di piacere (poche!)?

Io ho scelto le prime ipotesi. Stare bene. Occuparmi di me stessa. Risolvere i miei nodi esistenziali. Ma devo dire che le seconde sono state una tentazione. Ah, quanta poeticità e altezza di vita c'era in quelle vette! (almeno, così credevo!). Quanta irresponsabilità c'era nell'essere pazzi! non dover lavorare, non doversi occupare di se stessi, magari avere la pensione, urlare come e quanto ti va....a che prezzo, però?
Farmaci e comunità, la perdita della libertà, la sofferenza eterna?

Ho scelto lo stare bene. Avere una vita mia, lavorare, vivere da sola, curarmi. Ho capito che:
- andare ad analizzare me stessa, distruggermi e ricostruirmi sarebbe stato fondamentale, e ho appena festeggiato i 6 anni di psicoterapia (due anni e mezzo di psicoterapia rogersiana, quasi 4 di psicoanalisi lacaniana). e continuo, perché non ho ancora finito;
- altrettanto fondamentale sarebbe stato cambiare il target dei fidanzati: non più belli e impossibili (talvolta neppure belli ma tanto impossibili!), ma persone che mi amassero e che mi dimostrassero QUOTIDIANAMENTE, e non una volta all'anno, il loro amore con azioni concrete;
- evitare gli stress troppo forti o continuati, dicendo chiaramente NO! Io questa cosa non posso accettarla, non posso permettermela a fidanzato, genitori, amici, capo sul lavoro, etc.
- imparare a dosare le forze. Non riesco a fare tutte le pulizie di casa e il fidanzato non mi aiuta? Perfetto, troviamo i soldi per una signora delle pulizie. Io NON posso, non posso stramazzare di fatica per dare la cera e giù di lì. La mia salute viene prima, e sinceramente ho cose migliori da fare (leggere un libro, scrivere il blog, andare in palestra, farmi un bagno caldo) che occuparmi di togliere la polvere dalle librerie. Se sono stanca e non ho voglia e forza di cucinare, o ristorante o take away, la città è piena di pizzerie, kebab, cinesi, indiani.
- lasciare agli altri la loro vita. Ok, ti ascolto e ti dò consigli, se vuoi, ma ho chiaro che è la TUA via. Scegli tu. I tuoi problemi NON possono diventare i miei, io ne ho abbastanza dei miei, e in ogni caso SEI SOLO TU che puoi agire sulla tua vita, io non posso farci proprio niente se non darti il mio affetto.

Se penso che ci sono persone, evidentemente non poche, che queste cose le imparano a 15 anni, o prima, mi deprimo. Io le ho imparate dopo i 35. Ma se penso che finalmente le ho imparate, ne sono felicissima.

Perché la mia volontà, il mio desiderio è sempre stato ESSERE FELICE IN QUESTA VITA. Non nell'aldilà, non nella prossima vita, in questa, proprio in questa.

E se deve essere stata una malattia a pormi di fronte ad un bivio e a farmi scegliere la strada giusta, beh, grazie, malattia.